IN ASCOLTO

        

I discepoli di Emmaus

  Due discepoli, che avevano seguito Gesù, dopo gli eventi della Sua passione, se ne tornavano, affranti e tristi nel volto, al loro villaggio distante pochi chilometri da Gerusalemme.

Erano partiti dal loro paese pieni di entusiasmo e di gloriose speranze nella certezza che Gesù, il Messia annunciato dalle Scritture,  avrebbe portato a compimento le loro attese. Le cose andarono. invece, diversamente da come avevano immaginato che accadessero. Ora che Gesù era morto in croce e da tre giorni nel sepolcro non rimaneva loro che tornare ad Emmaus da dove erano partiti.

Un viandante, che fa lo stesso cammino, si accompagna loro e chiede il motivo della loro tristezza. Nel silenzio della via e muovendo insieme i passi, lo Sconosciuto spiega loro il significato di quanto gli scritti di Mosè e dei Profeti avevano detto del Messia e come erano  necessarie le Sue sofferenze e la Sua stessa morte per la vita del mondo. Nell’ascoltare, il cuore dei due inizia ad ardere di gioia fino al gaudio supremo quando, nel gesto dello spezzare il pane, riconoscono in quel viandante Gesù risorto e vivo. Di corsa volano a Gerusalemme per portare il lieto annuncio ai loro amici: “Gesù,il crocifisso  morto e sepolto, è risorto! è vivo!”. ( leggi Luca, 24, 13 – 35 )

Sbagliamo, al pari dei pagani, quando costruiamo Dio a nostra immagine e secondo le nostre categorie o attese. Per conoscere Dio occorre porsi in ascolto della Sua Parola che, oggi,  viene proclamata dalle Sacre Scritture e testimoniata dalla Tradizione viva della comunità dei credenti o risuona nella intima coscienza, illuminata dalla sapienza dello Spirito Santo e resa retta dall’insegnamento della Chiesa.

Per ascoltare occorre il silenzio. Esso non è solo tacere ma è  manifestazione di una presenza viva ed operante nella mente per conoscere e nel cuore per amare.

Benedetto XVI in una sua catechesi del mercoledì diceva: “Viviamo in una società in cui ogni spazio, ogni momento sembra debba essere “riempito”da iniziative, da attività, da suoni; spesso non c’è il tempo neppure per ascoltare  e per dialogare. Cari fratelli e sorelle! Non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di noi, se vogliamo essere capaci non solo di percepire la voce di Dio, ma anche la voce di chi ci sta accanto, la voce degli altri”  

Dio parla nel silenzio e agisce nel silenzio. I prodigi più eccelsi Dio li ha compiuti in un  silenzio assoluto. Nel silenzio ha creato l’universo e con quanto esso contiene; nel silenzio della notte Egli è nato tra gli uomini; nel silenzio di un’alba è risorto dal sepolcro, vincendo la morte e diradando le tenebre del male.

Dio ama il silenzio e nel silenzio l’uomo incontra Dio. Nel frastuono assordante di voci e di suoni rimaniamo incapaci di riconoscere la voce di Dio e anche noi stessi, trascinandoci in un vivere senza senso.

Prima di agire occorre riflettere e la riflessione può esserci solo facendo silenzio in noi e intorno a noi. Il silenzio arricchisce l’anima dell’uomo perché lo pone in ascolto di Colui che è presente nell’uomo in quanto costruito e plasmato a Sua immagine. Il chiasso ci allontana da Dio e ci immerge nel relativo, facendoci smarrire l’oggettività assoluta del Vero, del Bello, del Bene. 

                                                                Don Fortunato, parroco